Statua onoraria in bronzo di Innocenzo X Pamphilj

Inv. Scu 1199

Nel marzo del 1645, in vista dei festeggiamenti dell’Anno Santo, il Consiglio Segreto e il Consiglio Pubblico dei Conservatori deliberarono di erigere al pontefice regnante, Innocenzo X Pamphilj (1644-1655), una statua onoraria in bronzo da destinare al Palazzo Nuovo, edificio che si andava perfezionando per volontà dello stesso papa sulla piazza del Campidoglio, di fronte al cinquecentesco Palazzo dei Conservatori.

La statua fu terminata nel 1650 e collocata nella Sala grande del Palazzo dei Conservatori. In seguito, prima del 1671, il bronzo trovò la sua collocazione definitiva nel Salone principale del Palazzo Nuovo, da poco ultimato. Salvatosi miracolosamente dai furori dell’occupazione francese di fine ‘700, il bronzo fu trasferito nel 1818 nel Salone degli Orazi e Curiazi per volontà di Pio VII e collocato sul piedistallo originale, sulla parete breve di fondo della Sala, fra le due porte.

La fusione presenta alcune imperfezioni, qualche lacuna per difetto di fusione e poche operazioni di rifinitura a freddo delle superfici. Questo, piuttosto che apparire come un difetto, conferisce al bronzo una forza straordinaria. Anche se non ricercato dallo scultore, l’effetto di non finito esalta l’altissima qualità dell’opera, considerata dalla critica una delle massime realizzazioni di Alessandro Algardi.

In un primo tempo l’incarico di realizzare la statua in onore di Innocenzo X era stato assegnato Francesco Mochi, esperto bronzista e notissimo scultore al quale furono pagati 400 scudi di acconto dal depositario della Camera Capitolina ai primi di febbraio del 1646 .
L’incarico però non ebbe seguito e alla data del 13 marzo del 1646 il bronzo risulta affidato allo scultore bolognese Alessandro Algardi, già attivo a Roma in quel periodo. Algardi riceve il 13 gennaio il primo acconto di cinquecento scudi sull’intera somma di duemilacinquecento scudi stanziati per l’esecuzione del bronzo.

La prima fusione dell’opera, verosimilmente curata in prima persona dallo scultore presso la fonderia vaticana, risultò difettosa. Amareggiato dall’insuccesso e accollatosi la piena responsabilità dell’accaduto, Algardi fu soccorso dall’amico cardinale Virgilio Spada. Quest’ultimo il 28 ottobre 1648 lo “risarcì” con una somma di duecento scudi che consentì allo scultore di sostenere le spese per tentare una nuova fusione.

La seconda fusione riuscì di soddisfazione dei committenti e il grande bronzo, seppure con le superfici non perfettamente rifinite e ripulite dai segni della fusione, data l’urgenza di collocare la statua in Campidoglio per i festeggiamenti dell’Anno Santo, fu trasportato e collocato su un piedistallo provvisorio nella Sala grande del Palazzo dei Conservatori dove, il 9 marzo 1650, Innocenzo X andò a visionarlo.