La Galleria Cini

La Galleria prende il nome dal lascito (1880) del conte romano Francesco Cini, che volle donare al Comune di Roma la sua ricca collezione di porcellane e arredi.

Nei diversi settori della galleria i dipinti sono raggruppati per generi. Vicino all’esedra con le vetrine delle porcellane cinesi sono presentate opere di artisti fiamminghi e olandesi e alcuni piccoli paesaggi; questi ultimi testimoniano il successo di questo particolare “genere” pittorico nell’Europa settentrionale, ed in particolare tra Fiandra e Olanda, dove peraltro la diffusione del protestantesimo aveva notevolmente ridotto la produzione di immagini religiose.

Alla “pittura di genere” appartengono anche le opere sulla parete sinistra prima delle colonne. Si tratta di artisti appartenenti a correnti diverse, ma accomunati dalla ricerca di nuove forme espressive.

I sei arazzi esposti nella Galleria sono stati eseguiti ad Anversa dalla manifattura di Michiel Wauters verso la metà del Seicento, su cartoni di Abraham van Diepenbeek (1596-1675), poliedrico artista fiammingo in contatto con i seguaci di Peter Paul Rubens.

Negli arazzi vengono raffigurati gli episodi della Vita di Semiramide, leggendaria regina di Babilonia.

Nell’ambiente successivo, dopo i gradini, è stata riunita una significativa serie di ritratti dipinti tra il XV ed il XVII secolo.

I quadri successivi sono un’alta testimonianza della ritrattistica del Seicento.

L’ultimo ambiente della Galleria Cini è dedicato al ristretto gruppo di opere settecentesche presenti nella raccolta.