Inv. Scu 1141
La statua, denominata “Venere Esquilina”, rappresenta la dea nell’atto di cingersi il capo con una benda.
Priva di entrambe le braccia (le integrazioni in gesso sono state rimosse), si presenta stante sulla gamba destra, la testa e il busto sono leggermente inclinati in avanti e a destra, mentre la gamba sinistra è flessa.
E’ completamente nuda, indossa solo i sandali con lacci ornati da cuoricini, che sono probabilmente un’aggiunta del copista ed hanno una forma confrontabile con esempi di statue del II secolo.
I capelli, tenuti da una benda, sono raccolti sulla nuca e privi di qualunque effetto chiaroscurale. L’acconciatura, caratterizzata da riccioli a forma di chiocciola sulla fronte, ricorda le teste maschili di stile severo, in contrasto col corpo, che invece richiama prototipi ellenistici.
La posizione delle braccia e del busto, infine, si può confrontare con il Diadumeno di Policleto.
Il sostegno è costituito da un vaso, cui si appoggia la gamba destra, decorato con elementi egittizzanti come i fasci di papiro e le spire del serpente.
E’ poggiato su una cassetta piena di fiori e sulla sommità vi si adagia un panno che scende morbidamente verso il basso, con due lembi, toccando il plinto sul quale insiste anche la statua. Vaso e panno sono oggetti da toletta: dunque la dea si preparava al bagno cultuale.
L’opera, ritrovata nei pressi della Villa Palombara, è datata all’ eta’ adrianea (117-138 d.C.) in base al panneggio, ai sandali, alla decorazione del sostegno e al contrasto tra il viso lucido e tirato e la mancanza di effetti chiaroscurali nella capigliatura.