Inv. Scu 1126
La statua è caratterizzata da un peplo a pieghe ampie e regolari, stretto da una cintura sotto il seno e da uno scialle ripiegato sotto le ascelle, che si mostra molto più voluminoso e frangiato sulla spalla destra.
E’ collocata su un plinto in posizione obliqua, come la fanciulla panneggiata con la quale ha in comune molte caratteristiche: l’altezza, ad esempio, la lavorazione della testa eseguita separatamente, la qualità del marmo, la poca accuratezza delle superfici posteriori che quindi non dovevano essere visibili, la pelle lucida e levigata, la lavorazione grezza, eseguita solo con lo scalpello, dei capelli raccolti dietro la nuca e divisi sulla fronte.
Si deve presupporre che le due statue fossero opera della stessa officina e facessero parte, probabilmente, dello stesso gruppo scultoreo. Data la posizione di tre quarti si potrebbe dedurre una collocazione del gruppo in uno spazio semicircolare.
L’opera sembrerebbe il prodotto di una scuola eclettica che si è ispirata a modelli diversi; infatti se la veste alto cinta è un marchio della fine del quarto secolo, la parte bassa del panneggio richiama modelli più antichi, vicini all’Atena di Mirone.
Fu restaurata come Musa Cithareda (suonatrice di cetra) subito dopo il rinvenimento, ma sia la cetra sia le braccia sono state rimosse, così come tutte le aggiunte in gesso.
La statua, rinvenuta nei pressi di Villa Palombara (sull’Esquilino), è stata datata tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C. (50-138 d.C.).