Statua di Apollo Citaredo

Inv. Scu 736

Statua di Apollo Citaredo che con la mano sinistra regge una cetra di grandi dimensioni.

Tra i diversi interventi di restauro e integrazione si segnala il volto, quasi completamente di restauro.

Il dio completamente nudo ad eccezione di un mantello che, poggiato con uno sbuffo sulla spalla sinistra gli ricade poi sul braccio, è in piedi, pensieroso, colto in un attimo di sospensione dall’attività musicale. Il peso della figura è sorretto interamente dalla gamba destra, la sinistra è arretrata e volta di lato; ne consegue un movimento che crea un lieve sbilanciamento della figura sulla destra, corretto dal movimento del braccio destro, sollevato ad arco e poggiato sul capo.
Il dio è raffigurato giovane, i cappelli raccolti in una lunga treccia annodata sul capo in un crobilo (ciuffo o nodo di capelli attorcigliati); la treccia era appanaggio dei fanciulli nati liberi e veniva recisa, per i ragazzi, all’ingresso nell’efebìa e per le ragazze, prima del matrimonio, dedicandola i primi ad Apollo e le seconde ad Artemide.

Piuttosto che una replica, l’opera è una variante romana dell’Apollo Liceo attribuito alla fase finale della produzione dello scultore Prassitele. L’archetipo è di sicuro posteriore al 336-335 a.C., quando ad Atene venne riorganizzata l’istituzione dell’efebìa e disposta la costruzione di un ginnasio nel Liceo.

L’opera rinvenuta presso Tivoli, in località Aquae Albulae, è stata datata alla tarda età adrianea(130-138d.C.).