Colonna di tipo egizio con fregio figurato

Inv. Scu 12

La colonna in granito d’Elba, originariamente provvista di base e capitello in marmo bianco lavorati a parte, è sostanzialmente uguale per tipologia e decorazione figurata alle altre due esposte nel Cortile di Palazzo Nuovo.

La decorazione figurata è scolpita ad alto rilievo intorno a tutto il fusto e, analogamente alle altre due colonne, raffigura quattro coppie di sacerdoti stanti, affrontati su alti sgabelli, con il capo rasato e cinto di corone di alloro. Le figure calzano sandali all’egiziana ed indossano lunghe vesti accollate, nel caso dei portatori di canopi, o cinte sotto le ascelle in tutti gli altri casi, lasciando la parte superiore del corpo nuda.

La prima coppia è composta da due sacerdoti, quello a sinistra regge un’insegna sormontata da Horus, quello a destra stringe tra le mani due fiori di papiro. Nella seconda coppia il sacerdote di sinistra regge oggetti non chiaramente identificabili, forse una pianta di papiro nella destra e un incensiere nella sinistra, mentre il sacerdote di destra stringe tra le mani un incensiere a forma di pianta di loto. I sacerdoti della terza coppia presentano due canopi, quello di sinistra è sormontato dalla testa di Osiride, quello di destra dalla testa di Anubis. L’ultima coppia si compone di un sacerdote con palma e di un sacerdote con canopo provvisto delle teste di Iside e di Osiride .

L’opera, rinvenuta presso Santa Maria sopra Minerva, proviene dal Santuario di Iside e Serapide in Campo Marzio come gi altri due esemplari esposti nel cortile del Palazzo nuovo e un quarto tronco di colonna, di ugual fattura e materiale, oggi conservato al Museo Archeologico di Firenze; risulta comunque difficile la collocazione delle quattro colonne all’interno del santuario.
Incerta è anche la datazione, che varia dall’ età domizianea (81-96 d.C.), epoca a cui risale il totale rifacimento del complesso campense, all’ età severiana, quando vi fu un ulteriore restauro del complesso architettonico.

Studi recenti sono maggiormente favorevoli nel porre la datazione in epoca severiana (193-235 d.C.), sulla base di attstazioni epigrafiche e di frammenti di decorazione architettonica di questo periodo ascrivibili al santuario.