Inv. Scu 2937
L’opera, realizzata da un unico blocco di marmo grigio (bardiglio di Carrara), rappresenta un babbuino (cinocefalo) seduto e con le zampe anteriori poggiate sulle ginocchia; la testa è massiccia con le orecchie piccole e gli occhi ora cavi dovevano ospitare i bulbi oculari in altro materiale. Un pesante mantello di pelo copre l’animale e le zampe posteriori, divaricate, lasciano in evidenza il sesso.
L’iscrizione in caratteri greci KEPΔΩN incisa sulla base si può riferire sicuramente al dedicante della statua.
La scultura si può interpretare come un’imitazione di età romana di babbuini egizi come quelli, di dimensioni ben maggiori, dedicati dal Faraone Nectanebo II, anch’essi esposti nella Sala Egizia.
La provenienza della statua in questione è ignota; le forti affinità con i babbuini di Nectanebo II, un tempo collocati nell’ Iseo Campense, porterebbe ad ipotizzaare che anche la statua in questione un tempo fosse esposta in questo santuario.