Bruto Capitolino

Inv. Scu 1183

Testa, in origine pertinente ad una statua, rotta al collo, identificata nel 1550 con il primo console della Repubblica Lucio Giunio Bruto.

Realizzata in bronzo e fusa in due forme, ha occhi con globo in avorio e iride e pupilla in corniola.

Massimo caposaldo della ritrattistica cosiddetta «medio-italica» affermatasi in età repubblicana, il ritratto mostra elementi comuni con teste votive di area centro-italica ma anche con esempi della ritrattistica greca.

Per i confronti stilistici è stata analizzata la resa dei caratteri del ritratto da taluni autori giudicati non perfettamente coerenti tra loro: la capigliatura a ciocche sulla fronte, la bocca serrata, le sopracciglia folte, la tecnica di lavorazione con la calotta cranica eseguita a parte, l’uso delle linee guida per il tracciato della barba, la pettinatura schiacciata.

Di provenienza ignota, fu donata al popolo romano nel 1564 alla morte del proprietario, il Cardinale Rodolfo Pio da Carpi che si era trasferito nell’Urbe nel 1537

Si tratta di una composizione di forte potenza espressiva la cui identificazione resta ipotetica, che ha generato numerose controversie in relazione alla cronologia, con attribuzioni che variano tra il IV-III sec. a.C., il I sec. a.C. e l’ età augustea.