Inv. Scu 653
La statua ripropone una Musa stante, avvolta in un chitone a mezza manica e un mantello, passante dietro la spalla sinistra e sotto il braccio destro; ai piedi sono i sandali, mentre sulla testa sono visibili tre piume.
L’opera rassomiglia a una statua restaurata come Urania (in Vaticano), la quale sembra essere una copia di un tipo scultoreo dello scultore Prassitele, forse una Kore. Sopratutto il panneggio deve esser stato interpretato come un cifra stilistica della scuola prassitelica, ma le fattezze della testa della statua capitolina ci consentono di dire con sicurezza che si tratta di una Musa.
La statua, databile al II secolo d.C., fu ritrovata in Vigna Lisca, nella zona opposta a Santa Sabina all’Aventino, dove probabilmente adornava le Terme Deciane.
In seguito fu vista da Aldrovandi nella casa di Francesco Lisca a Parione e descritta come una statua raffigurante Giunone Lucina con tre penne in testa e la sinistra che tiene un mazzo di rose.
Non si sa con esattezza in quale data venne acquistata dai Conservatori, ma già nel 1687 nè abbiamo notizia nel Museo, esposta in Sala dei Filosofi con il nome di Flora.