Inv. Scu 646
Il giovane dio Arpocrate, figlio di Iside e Osiride, è raffigurato interamente nudo, con il caratteristico gesto del dito indice portato alle labbra ad indicare il silenzio.
E’ possibile che si tratti di un gesto che allude al carattere segreto e mistico della religione isiaca, i cui contenuti non potevano essere rivelati se non agli affiliati.
Il peso della figura è impostato sulla gamba destra, la sinistra è lievemente arretrata e scartata di lato con un movimento che si ripercuote al bacino e al torso.
Nella mano sinistra, appena discosta dal corpo, è un corno.
Il volto è dominato dal taglio allungato degli occhi (con iride e pupille incise) e da un modellato dolce che si addice alla giovane età del dio. Sui capelli, pettinati a morbide onde ricciute ad incorniciare il volto, al di sopra di un piccolo toupet sulla fronte (a rendere il motivo del “pschent“, corona del Basso e Medio Egitto), si innalza verticalmente un fiore di loto.
La scultura fu rinvenuta in una camera delle sostruzioni del Pecile di Villa Adriana a Tivoli nel 1741 e fu donata alle collezioni capitoline da Benedetto XIV nel 1744.
L’opera è stata datata all’ età adrianea.