Inv. Scu 236
La statua raffigura Ercole, in età giovanile, intento a lottare con un animale che, nel restauro effettuato da Alessandro Algardi, è stato ricostruito come un’idra, ma che in origine doveva essere la Cerva cerinite.
L’opera è una rielaborazione romana di una creazione greca attribuita a Lisippo (IV secolo a.C.) che, secondo le fonti, scolpì le imprese di Eracle.
In generale, tutta l’impostazione della figura risente dei restauri seicenteschi che ne hanno mutato l’assetto. La figura era colta nell’impeto dello sforzo, con la gamba sinistra avanzata (e in origine puntata al fianco dell’animale) e la destra arretrata a calpestarne una zampa, il corpo sbilanciato nel gesto del movimento e dello sforzo della lotta.
Anche le mani erano impostate diversamente: con la destra, abbassata, l’eroe doveva tirare a sé il corno destro dell’animale, con la sinistra, sollevata invece, spingeva in fuori il corno sinistro.
La scultura è stata datata al II sec. d. C. Il soggetto è conosciuto in una serie di repliche.
Il suo ritrovamento avvenne, quasi sicuramente, durante i restauri della Chiesa di S. Agnese sulla via Nomentana.