Statua di divinità femminile

Inv. Scu 231

Statua di divinità colossale interpretabile come Demetra-Cerere per la presenza delle pelle di maiale, attributo di questa dea, raramente utilizzato nella sua raffigurazione.
L’ apparente sproporzione della figura, vista l’ampiezza della spalla rispetto al resto del corpo, insieme alla piccolezza della testa, si ricompone se si privilegia una visione della statua da sinistra, cioè frontale rispetto al volto.
Doveva essere questa la prospettiva corretta in antico e tale osservazione permette di corroborare l’ipotesi che la statua facesse parte di un gruppo statuario e fosse affiancata alla sua sinistra da un’altra figura, forse Proserpina.
L’identificazione con Demetra è suffragata da un confronto iconografico con una statuetta di dimensioni ridotte proveniente dal santuario della dea nello Wadi Ben Gadir presso Cirene, che presenta anch’essa la pelle suina ad attraversare il torso e richiama la scultura capitolina nella generale impostazione della figura.
La statuetta cirenea è stata attribuita, su base stilistica, all’ età ellenistica, la scultura capitolina invece potrebbe datarsi ad età protoimperiale (10-50 d.C.), a motivo del trattamento articolato del panneggio e della impostazione classicheggiante del volto, che trova accurato confronto nella ritrattistica femminile augustea e della prima età giulio-claudia, in particolare nei ritratti di Livia.
L’opera fu rinvenuta probabilmente a Roma. In origine la scultura faceva parte della decorazione del Teatro del Belvedere; nel 1566 venne trasferita in Campidoglio insieme ad atre sculture donate da papa Pio V.