Inv. Scu 223
Frammento di sarcofago a vasca (lenos) decorato in alto da un kyma ionico.
Il frammento appartiene alla classe dei sarcofagi a lenos (vasca), decorati sui fianchi con gruppi di leoni in lotta con la preda, molto diffusi tra il 270 e il 310 d.C.; la fronte era senza dubbio strigilata (decorata con scanalature a forma di S) come nella maggior parte degli esemplari.
E’ verosimile che i destinatari dei sarcofagi di questa classe, in particolare degli esemplari più monumentali e di qualità elevata, fossero magistrati che avevano tra i loro incarichi pubblici l’organizzazione dei ludi. Tra i possibili committenti sono stati considerati anche quei mediatori che si occupavano della cattura, dell’addomesticamento e della vendita degli animali , ricavandone grossi guadagni e un notevole prestigio sociale.
Oltre che come riferimenti allo status del defunto, i feroci leoni sono stati interpretati anche come motivi apotropaici, per spaventare chiunque volesse avvicinarsi con intenzioni malevole al sarcofago; o come simboli di morte, ma anche della vittoria sopra la morte, al pari dei sarcofaghi con scene di caccia al leone, pure molto diffusi nel III secolo d.C., in un’epoca di instabilità politica pervasa da una profonda crisi spirituale e percorsa da ribellioni misteriche e astratte correnti filosofiche.
Il tema figurativo rimanda al repertorio iconografico delle venationes; queste immagini di lotta infatti dovevano far pensare ai leoni protagonisti dei giochi dell’arena, che venivano catturati in quantità sempre crescenti nel corso del III secolo d.C in Africa, anche perchè alcuni leoni sono riprodotti bardati, con fasce che ne cingono il ventre e il dorso.