Inv. Scu 51
La scultura indossa un chitone manicato, stretto con una cintura subito al di sotto del seno, sul quale si stende un mantello che cade dalla spalla sinistra e copre quasi per intero le gambe.
La statua rientra in un nutrito gruppo di repliche in genere usate in associazione a raffigurazioni della Fortuna e per altre assimilate a Fortuna e a Fortuna-Isis.
Gli elementi che accumunano gli innumerevoli esemplari a tutto tondo, anche nella piccola bronzistica e ricorrono inoltre sui rilievi, nella glittica e su emissioni monetali, sono il chitone manicato e stretto sotto il seno, l’ himation che dalla spalla sinistra passa al fianco destro e la cornucopia nella mano sinistra; qui si arrestano le affinità, perchè numerose differenze si possono riscontrare nella modalità di realizzazione dell’ himation, nella foggia del rotolo davanti al corpo, nonché nella presenza o meno del timone sul globo a terra a destra.
La trama del chitone dell’esemplare capitolino, con i segni del trapano, si avvicina a immagini affini di Villa Doria Pamphilj e Villa Albani; le vesti pullulanti di pieghe, alternate a tratti lisci, mostrano analogie con taluni plinti con personificazioni dell’ Hadrianeum di Campo Marzio.
La scultura, di epoca antonina (138-191 d.C), proveniene dal Vaticano ed è documentata nel Palazzo Nuovo dalla fine del XVII secolo.