Statua femminile identificata nel tipo dell’Aspasia

Inv. Scu 46

Statua realizzata in marmo pario secondo il tipo noto come Aspasia molto popolare in età romana, sopratutto come supporto di teste ritratto. Si tratta di un tipo realizzato in ambiente campano già nel I secolo d.C., anche se si è a lungo ritenuto che il tipo non fosse stato copiato prima dell’età adrianea.

La statua femminile, in tunica e mantello, risulta caratterizzata dall’estrema rigidità del mantello, che ne avviluppa interamente la figura, su modello dell’Afrodite cosìdetta Sosandra, opera di Calamide della prima metà del V sec. a.C. Dal lungo panneggio, che fa soltanto intuire le forme del corpo sottostante, fuoriesce il solo braccio destro, condotto in avanti all’altezza della vita.

Il volto appare dominato dal taglio degli occhi, enormi e con una marcata incisione della pupilla e dell’iride. La donna, lievemente volta a sinistra, ha una capigliatura con scriminatura centrale, ed una serie di onde che segue il profilo della calotta cranica; sulla nuca, è una sorta di toupé appiattito.

Se è vero che la maggior parte delle repliche sembra risalire ad età adrianeo-antonina, notizie circa il rinvenimento della copia acefala da Stabiae in un livello anteriore all’eruzione del 79 d.C. consentono adesso di datare l’introduzione del tipo in ambiente campano almeno al I secolo d.C.

L’opera era parte della Collezione Albani .