Cratere a campana

Inv. Scu 29

Questo cratere rappresenta un esemplare unico nella produzione egittizante romana; da un lato infatti presenta tipi di raffigurazioni e contenuti prettamente egizi, dall’altro la forma del vaso e il suo decoro rimandano a modelli più propriamente ellenistici.

Il vaso in granito grigio su alto piede presenta un bassorilievo figurato che corre al di sopra di un motivo a baccellature. La decorazione a rilievo si articola in due scene molto simili separate dai drappi che pendono dalle due teste feline collocate immediatamente sotto l’orlo del cratere.

Su una sezione del vaso, due figure maschili siedono ai due lati di un obelisco. La figura a destra, il capo sormontato dal nemes combinato con la doppia corona del Basso e dell’Alto Egitto, stringe nelle mani un uccello e un serpente; al di sopra della figura si riconosce un disco solare; di fronte sono due sparvieri, anch’essi con il capo sormontato dalla corona. A sinistra rispetto all’obelisco siede un personaggio con nemes associato ad un ureo e con due sparvieri sul grembo; la figura, al di sopra della quale è inciso un crescente lunare, presenta un ankh (il grafema che simboleggia la vita) a due sparvieri.

Sull’altra sezione del vaso un obelisco centrale divide due figure: quella a destra, caratterizzata dal nemes sormontato dalla doppia corona egizia, offre da bere ad un ibis. La figura di sinistra, in ginocchio, presenta due oggetti di difficile identificazione ad un personaggio barbato che impugna uno scettro e un ankh.

E’ stato ipotizzato che i personaggi rappresentati non sarebbero dei semplici offerenti, ma l’imperatore Adriano e il suo giovane amante Antinoo; tale identificazione permette di datare il cratere al II secolo d.C. e viene supportata dalla provenienza del cratere dalla Villa Adriana a Tivoli.