Inv. Scu 24
L’animale ricavato, insieme alla base su cui poggia, da un unico blocco di granito rosa, è raffigurato con grande naturalismo.
Il coccodrillo era considerato come una incarnazione di Sobek, il dio egizio delle acque e delle inondazioni del fiume Nilo; per questo motivo, in età romana, le sculture che lo rappresentavano erano utilizzate per decorare le fontane e i giardini delle ville in cui si voleva riproporre un’ambientazione “esotica” ed egittizante.
Nello stesso tempo, i romani non ignoravano il forte significato simbolico di questo animale, legato alla sfera mistico-religiosa e a quella magico-oracolare.
L’opera è stata datata all’ età tolemaica o primo imperiale.
La scultura venne rinvenuta nel 1883 in Via di Sant’Ignazio (ora Via del Beato Angelico) nell’area dell’ Iseo Campense.
I documenti di scavo attestano che il coccodrillo sarebbe stato ritrovato in un “canale tutto lastricato di marmi” con riferimento al corso d’acqua che scorreva attraverso il santuario. L’irregolarità del plinto e la superficie consunta della scultura sarebbero compatibili con una lunga permanenza nell’acqua.