Inv. Scu 747
La statua del Galata morente, che dà il nome a questa sala, è una delle opere più celebri delle collezioni dei Musei Capitolini, molto ammirata già in antico.
La figura è identificata come Galata per il torques, il collare ritorto tipico dei guerrieri celti.
Il guerriero è raffigurato moribondo, accasciato sul suo scudo. Il torso è di prospetto ma è volto con decisione sulla destra per il dolore causato da una ferita al petto che stilla sangue. Il viso, caratterizzato dal particolare barbarico dei baffi, è contratto per il dolore e vigorosamente inclinato in avanti. La capigliatura a ciocche stoppose, in origine più lunghe e oggi spezzate, riproduce l’uso celtico di bagnare i capelli prima della battaglia con acqua e gesso.
Si tratta della replica in marmo di un famosissimo gruppo scultoreo in bronzo la cui datazione oscilla tra il 240 e il 220 a.C. L’originale faceva parte di un monumento commemorativo eretto nell’area del tempio di Athena Nikephóros a Pergamo per celebrare le vittorie del re Attalo I sui Galati che avevano invaso il regno pergameno giungendo da nord.
Il ciclo decorativo pergameno comprendeva anche il gruppo del Galata suicida con la moglie, poi entrato nella Collezione Ludovisi (attualmente Palazzo Altemps ).
La statua fu probabilmente rinvenuta dai Ludovisi nei terreni della loro Villa realizzata sul Pincio nell’area occupata, in età tardo-repubblicana, da residenze patrizie (Horti di Cesare e in parte Horti di Sallustio) .
Sulla data di esecuzione delle copie la critica è divisa: o vennero realizzate in età cesariana, il che giustificherebbe la collocazione negli horti Sallustiani, oppure in età imperiale dopo il trasferimento degli originali a Roma.
L’opera fu acquistata nel 1734 insieme alle altre statue che erano parte della Collezione Ludovisi e anch’essa, come altre in questa sala, finì a Parigi dopo il trattato di Tolentino dal 1791 al 1816.