Inv. Scu 739
Il giovane Satiro è riconoscibile per le orecchie appuntite e la pelle di pantera (pardalis) che attraversa in diagonale il busto fino all’attacco delle cosce.
La figura è sbilanciata sulla destra dalla forte inclinazione dell’anca sinistra; al di sotto del gomito destro è inserito un tronco d’albero che funge da sostegno ma è anche un espediente narrativo per suggerire l’ambientazione silvestre.
Il satiro regge nella destra un flauto, di ricostruzione, ma è probabile che in origine reggesse il doppio flauto, attributo consueto del corteggio di Dioniso insieme alla tenia e alla pelle di pantera.
Si tratta di una delle tantissime repliche del Satiro in riposo (Anapauòmenos) di Prassitele.
La presenza di una patina in vari punti del marmo potrebbe indicare la preparazione per una eventuale coloritura, forse ad imitazione dell’originale che, secondo alcuni studiosi, doveva essere in bronzo.
Databile ad età adrianea (117-138 d.C.) è forse la copia più pregevole tra quelle conosciute, verosimilmente ispirata direttamente all’originale prassitelico.
Sulla provenienza di questa scultura sono state avanzate due ipotesi: il Palatino o Villa Adriana, in questo caso potrebbe essere stata commissionata da Adriano per inserirla tra i capolavori dei grandi artisti greci.
La statua fu donata al Museo Capitolino da papa Bendetto XIV nel 1753. Ceduta ai Francesi in seguito al trattato di Tolentino, fu restituita alle collezioni capitoline nel 1815.