Inv. Scu 35
La sfinge, lavorata da un unico blocco di basanite marrone scuro e caratterizzata dal corpo leonino e dalla testa umana, è raffigurata come di consueto sdraiata con le zampe anteriori, ora mancanti, protese in avanti e le posteriori raccolte sotto al corpo.
La testa, in cui sono riconoscibili i tratti del faraone Amasis II, indossa un nemes decorato con strisce parallele e un tempo sormontato dall’ureo. I capelli sono raccolti indietro in lunga treccia.
La sfinge indossa un elaborato collare (usekh), al di sotto del quale è un cartiglio con iscrizione geroglifica.
L’iscrizione descrive Amasis II come figlio del Sole (Ra) e prediletto di Osiris; fa inoltre riferimento alla dedica di un tempio a Sais, città del Delta occidentale del Nilo. È possibile che la sfinge un tempo fosse collocata proprio in questo tempio; il trasferimento a Roma può invece essere avvenuto nella prima età imperiale. Il nome di Amsis II è stato cancellato probabilmente in seguito alla “damnatio memoriae” subita dal faraone all’indomani dell’invasione persiana dell’Egitto del 525 a.C. Stando infatti alla testimonianza di Erodoto, il re persiano Cambise avrebbe ordinato la profanazione della tomba di Amasis II.
La sfinge si data all’età della XXVI dinastia saitica (VI sec. a.C.).
L’opera è stata rinvenuta nel 1883 in Via di Sant’Ignazio (ora Via del Beato Angelico) presso l’abside della chiesa di S. Maria sopra Minerva, nell’area un tempo occupata dall’Iseo Campense.