Inv. Scu 33
La sfinge, lavorata da un unico blocco di granito rosso di Assuan, è raffigurata accucciata con le zampe anteriori allungate e le posteriori raccolte sotto al corpo. Indossa sul capo il nemes che originariamente doveva essere completato da un ureo, ora perduto, di cui è ancora ben visibile l’attacco. Gli occhi sono cavi, ma originarimanete dovevano ospitare bulbi lavorati in un materiale diverso. La sfinge indossa un collare non decorato (l’usekh).
La scultura si data alla fine dell’ età tolemaica; esiste comunque la possibilità di una rilavorazione databile alla prima età imperiale, probabilmente realizzata al fine di conferire alla sfinge i tratti del volto dell’imperatore Domiziano, responsabile della ricostruzione dell’Iseo Campense a Roma.
La sfinge è stata rinvenuta nel 1858 in Via di Sant’Ignazio (ora Via del Beato Angelico), al di sotto della casa di Pietro Tranquilli, presso l’abside di Santa Maria Sopra Minerva, nell’area dell’ Iseo Campense. La statua, posta su un basamento dai contorni irregolari, doveva far parte di una serie disposta ai lati della via di accesso all’Iseo. Le caratteristiche del plinto fanno pensare ad un inserimento della scultura su una base, probabilmente in una posizione di rilievo nell’ambito del santuario.