Inv. Scu 32
La statua, lavorata da un unico blocco di granito grigio, raffigura un babbuino (cinocefalo), divinità associata al dio Thot.
L’animale è seduto sulle zampe posteriori, con quelle anteriori poggiate sulle ginocchia. La peluria della parte superiore del corpo è resa come un mantello liscio. Le cavità oculari, ora vuote, erano un tempo riempite con pietre in altro materiale.
Sulla parte frontale della base è una iscrizione geroglifica frammentaria che fa riferimento al faraone Nectanebo II qui presentato come figlio di Osiride e prediletto di Thot. Questo permette di datare la scultura alla XXX dinastia (359-341 a.C.).
Dall’iscrizione è possibile ipotizzare che la statua, insieme all’omologo esposto sulla destra, in origine fosse collocata in un monumento strettamente connesso a Nectanebo II, forse il suo sepolcro, o più probabilmente un tempio dedicato a Thot; in quest’ultimo caso si è pensato di identificare il tempio con quello dedicato da Nectanebo I ad Hermopolis Parva, o con quello di Busiris, nel Delta Occidentale.
I due cinocefali furono poi portati a Roma, forse nella prima età imperiale, e collocati verosimilmente in un portico dell’ Iseo Campense.
Le due statue sono state ritrovate nel 1883 in Via di Sant’Ignazio (ora Via del Beato Angelico), presso l’abside di Santa Maria sopra Minerva.