Inv. Scu 9
Sarcofago a cassa rettangolare con coperchio; i lati brevi sono appena sbozzati e non decorati. Le dimensioni considerevoli indicano che il sarcofago era destinato ad ospitare due sepolture, verosimilmente una coppia di sposi.
La cassa del sarcofago è attraversata dalle consuete solcature ad S ed è divisa in due metà simmetriche dalla figura della dea Vittoria che, in piedi su un capitello corinzio, è intenta a scrivere su uno scudo.
La raffigurazione della Vittoria in ambito funerario potrebbe alludere agli onori conseguiti dal defunto in vita.
Alle due estremità della cassa, sullo sfondo di un velario, sono raffigurati i due coniugi stanti
in posizione frontale; a destra l’uomo in toga con larga fascia centrale (toga contabulata) che regge alcun rotoli nella mano sinistra (altri sono sul pavimento) e a sinistra la donna in tunica e ampio mantello, anch’essa con rotoli ed una cassetta a suoi piedi; questi attributi qualificano i due coniugi come persone colte e di rango elevato. L’appartenza della coppia alla classe dirigente pagana è confermata dalla decorazione del coperchio.
Al centro del coperchio è lo spazio rettangolare destinato a ricevere in origine l’iscrizione funeraria dipinta. Ai due lati dello spazio rettangolare sono raffigurate due scene di caccia: a sinistra una caccia al cinghiale e a destra al cervo con l’ausilio di una rete agganciata ad un albero.
Alle figure dei defunti corrisponde il posizionamento sul coperchio di maschere angolari: a destra sopra l’uomo, è una maschera di Ercole, a sinistra sopra la donna, alcuni prongono di individuare una maschera di Alcesti in riferimento al mito di Admeto e Alcesti salvata dall’Ade proprio da Ercole.
La lavorazione appare molto più fine nella resa delle strigilature e delle modanature superiori che in quella dei particolari figurati, i volti dei defunti, ad esempio, sono appena sbozzati in quanto non furono mai finiti.
I principali motivi iconografici ricorrenti sul sarcofago sono attestati dalla seconda metà del III sec. d.C. ma gli elementi stilistici inducono a datare l’opera più tardi, ad età costantiniana (312-337 d.C.). L’opera è stata rinvenuta nel 1744 presso le Catacombe di San Sebastiano nel 1744.