Inv. Scu 395
L’erma barbata, raffigurante una divinità di difficile identificazione, indossa un diadema triangolare stretto da una larga fascia (tenia) con nappe che ricadono sulle spalle.
Un paio di piccole corna emergono dalla folta massa di capelli disposti disordinatamente sulla fronte; le corna, gli occhi ravvicinati e l’espressione tesa conferiscono al volto un carattere di ferinità.
La lavorazione plastica della capigliatura contrasta con la resa della barba che si caratterizza per una serie di ciocche a turacciolo, schematiche e piuttosto appiattite, che sembrano dipendere da un originale bronzeo.
L’opera si data all’età antonina.
Con buone probabilità, l’erma, già parte della collezione del cardinal Alessandro Albani, è stata acquistata per il Museo Capitolino nel 1733.