Inv. Scu 50
Il leone è in posa accucciata, fatto non comune in antico, ammesso che il radicale restauro non ne abbia alterato l’iconografia; simili leoni sono più frequentemente raffigurati accosciati, stanti sulle quattro zampe o in atto di spiccare un balzo.
Infrequente è anche il muso rivolto in avanti, tipico dei leoni seduti; nella maggior parte degli altri casi, il muso è rivolto di lato.
Il leone è accovacciato, con le zampe anteriori allungate e le posteriori raccolte al di sotto del corpo. La coda è condotta intorno all’anca destra.
Il trattamento della folta criniera sembra improntato ad uno spiccato gusto per il decorativismo, come si deduce dalle linee incise che ne separano le ciocche sul torace e dalla resa plastica dei singoli ciuffi ai lati della testa.
Mentre l’aspetto generale e il trattamento del muso e della criniera rimandano a modelli tardo classici, la peculiarità della posa recumbente con il muso in asse con il corpo potrebbe far pensare a un influsso dei leoni di tradizione egizia, presenti a Roma in alcuni esemplari, che del resto potrebbero essere responsabili per la scelta della posa accucciata.
La pregevole opera è stata finora assegnata al II secolo d.C. Possibile è il suo rinvenimento a Roma, ma niente si può dire del contesto originario nel quale la scultura doveva essere inserita; poteva trattarsi di una tomba, così come dell’ingresso di un altro edificio non precisabile.
Agli inizi del XVIII secolo, il leone faceva parte della collezione del cardinale Alessandro Albani ed è stato acquisito per il Museo Capitolino nel 1733.