Inv. Scu 737
La statua raffigura un filosofo in età matura.
La figura è impostata sulla gamba sinistra, la destra leggermente avanzata e flessa. La testa, lievemente inclinata a destra, ha una capigliatura a corte ciocche ondulate che ricadono sulla fronte. Il mento è incorniciato da una folta barba.
Nella mano destra, avanzata e discosta dal corpo, l’uomo stringe un oggetto che nel restauro fu integrato con un voluminoso rotolo. Ai piedi è stato reintegrato l’originario sostegno costituito da uno scrinium (cassetta o scatola di forma cilindrica che racchiudeva volumi, carte e missive).
Il personaggio è scalzo e seminudo indossando solo un mantello che gli ricopre la metà inferiore del corpo ed è trattenuto dal braccio sinistro sul fianco corrispondente.
Il mantello, costituito da una pesante stoffa, è stato interpretato come il tribon, il mantello di solito indossato dai filosofi cinici. A tale corrente filosofica potrebbero rimandare anche la considerazione che il personaggio sia scalzo e che abbia capelli e barba non molto curati.
Anche per questi motivi la statua è stata variamente interpretata nel tempo come raffigurante Diogene, Menippo di Gadara, Bione di Boristene o, più in generale, un filosofo della scuola cinica. Altro nome avanzato è stato quello del filosofo stoico Zenone di Cizio .
Ciononostante, qualche dubbio permane sull’interpretazione definitiva della statua: in quanto filosofo cinico il personaggio raffigurato avrebbe potuto portare altri attributi come il bastone o la borsa, mentre è accompagnato dallo scrinium che è attributo generico degli uomini di pensiero.
La statua viene datata alla prima età antonina (140-160 d.C.).
Si tratta di una replica romana di un originale greco, quasi certamente in bronzo, datato da alcuni alla seconda metà del III sec. a.C., da altri agli inizi del secolo seguente.
L’opera fu ritrovata nel 1701 lungo la via Appia antica, tra Genzano e Lanuvium, nel corso dello scavo di una villa romana degli imperatori Antonini.