Inv. Scu 735
La testa antica, ma non pertinente, non si fonde in maniera armonica con l’intera figura, avvolta in una lunga veste (chitone) e con la parte superiore avvolta in un corto mantello (himation).
La testa, con naso di restauro e pesanti rimaneggiamenti della superficie, trova confronti per la posa, le proporzioni e l’aspetto con sculture in genere attribuite al medio o tardo ellenismo ed è attribuibile a botteghe greco-orientali.
L’identificazione come sacerdote deriva dal confronto con statue di stile egizio, che rappresentano sacerdoti isiaci con in mano il recipiente (canopo) nascosto dalle vesti; il culto a cui fa riferimento la figura è quello di Osiris-Canopus.
Nel vaso doveva essere contenuta con ogni probabilità acqua lustrale del Nilo, intesa come emanazione del Dio Osiride.
È verosimile che la statua sia un’invenzione eclettica di età adrianea (117-138 d.C.): una rilettura in stile greco di una modalità di rappresentazione egizia (meno convincente l’ipotesi che si possa trattare di un’opera tardo-ellenistica o di una copia da originale ellenistico).
La statua è stata rinvenuta nella palestra di Villa Adriana a Tivoli