Parte di un rilievo con scrofa

Inv. Scu 1891

Parte inferiore di un rilievo monumentale che era scolpito su più blocchi di marmo sovrapposti, raggiungendo nella sua forma intera un’altezza pari a due metri.
Il rilievo, incorniciato lateralmente da spesse lesene è pertinente probabilmente a un sepolcro. Offre la più antica illustrazione sicura del prodigio della scrofa bianca con i trenta porcellini, l’episodio del mito di Enea che sancisce la fine delle peregrinazioni dell’eroe indicandogli il luogo dove fondare la città di Lavinium.

La scrofa è colta nell’atto di allattare i maialini e tiene le orecchie ritte per la presenza di tre figure maschili di cui sono visibili le gambe; la figura centrale è da identificare con Enea. La scena non ha confronti tra le rare redazioni figurative del tema, che colgono momenti diversi della saga, con conseguente varietà di soluzioni iconografiche (ad esempio: Altare del Belvedere; Ara Pacis) ed esula dal repertorio funerario corrente; deve perciò essere frutto di una scelta meditata e consapevole, orientata verso la comunicazione di un messaggio specifico. Occorre supporre dunque che il defunto avesse particolari legami con Alba o Lavinium, in quanto il prodigio della scrofa è presagio per la fondazione di entrambe le città.

Il rilievo può essere datato per la tecnica di esecuzione e per i caratteri stilistici negli anni 50-40 a.C; l’opera è stata rinvenuta nei pressi della via Appia.